Giorno sei dicembre, presso la nuova sede della Libreria Paoline di via Notarbartolo a Palermo, è stato presentato, su iniziativa de Le Rose Bianche, il libro di poesie di Vincenzo Ceruso, Dio vive nella città.
Così scriveva Cristina Campo nel suo libro Gli Imperdonabili:
Poesia è anch’essa attenzione, cioè lettura su molteplici piani della realtà intorno a noi, che è verità in figure. E il poeta, che scioglie e ricompone quelle figure, è anch’egli un mediatore: tra l’uomo e il dio, tra l’uomo e l’altro uomo, tra l’uomo e le regole segrete della natura.
Perché un’associazione culturale femminile dovrebbe interessarsi del cimento in versi di un poeta? Diciamo sinceramente che ci siamo provocatoriamente interrogate sulle ragioni di tale scelta, ma solo dopo aver accettato senza riserve di presentare le poesie di Vincenzo Ceruso, Dio vive nella città: il titolo era già sufficiente a motivare l’interesse delle Rose Bianche.
È nel nostro programma associativo parlare di città e di Dio. Quanto alla poesia, sono convinta, come afferma Cristina Campo, del valore veritativo che essa riveste: “verità in figure”. Scorgere Dio nei luoghi in cui si aggira l’essere umano significa rilevare le tracce di verità disseminate nei tempi e negli spazi del trascorrere esistenziale: c’è verità nella capacità di riconoscere lo straniero dandogli un’identità che lo sottragga all’anonimato burocratico-giudiziario; c’è verità nella storia della prostituta dimenticata, negli affetti che raccontano del figlio, dell’amata, dell’amico perduto; nell’attenzione per il mondo della natura: lo scirocco, il cielo, la notte. Le poesie di Ceruso rivelano tale capacità di sguardo, nell’orizzonte di amore per la sua Palermo “incline tanto al dolore quanto alla bellezza”. Tutto ciò costruisce relazioni di prossimità, mediazione; per dirla con Simone Weil, metaxý: ciò che nutre e scalda l’anima. E Vincenzo Ceruso conosce bene le vie di tale costruzione, impegnato da una vita nelle buone pratiche dell’ecumenismo, della lotta antimafia, delle politiche di integrazione, del servizio agli ultimi. Mediatore “tra l’uomo e l’altro uomo”, svela la presenza di Dio nella città di Palermo perché, da cristiano, cioè da testimone della Verità, è attento al Cristo in carne ed ossa che incontra nella storia degli uomini e delle donne che in questa città abitano.
Per raccontarci tutto questo ha scelto di scrivere versi; poiché mediatore, si è fatto poeta, per poterci esprimere in figure il suo ruolo di testimone di verità.
La città ha bisogno di poesia quanto di verità. Per tale ragione sostengo che parlare di poesia è un atto politico: equivale all’immissione di un antidoto contro la menzogna che dilaga a causa della diffusione capillare della cultura del respingimento, del razzismo, dei segni nazifascisti che oscurano le coscienze così come imbrattano i muri.
La poesia affina la capacità di lettura della realtà perché educa allo sguardo profondo.
La poesia ossigena il cuore e la mente, è linguaggio interiore col quale raggiungiamo l’interiorità altrui, immettendo in circolo linfa di umanità.
Un’ultima notazione: il libro di Vincenzo Ceruso ci è piaciuto perché nella città vede uomini, donne e bambini con la stessa profondità di sguardo: rara capacità di attenzione verso la complessità dell’universo umano che abita la città: vita reale dei singoli individui riconoscibile nei loro bisogni e desideri, nelle loro passioni, nelle loro vulnerabilità.
Stefania Macaluso
SE VERRAI NELLA MIA CITTÀ
non mostrarti servile, per compiacerla,
odia la stupidità. Non essere precipitoso nei giudizi
e non cercare il mare quasi ti fosse cosa dovuta,
sarebbe arroganza. Nella mia Città il mare
si sottrae agli sguardi come una fanciulla ritrosa.
La mia città è incline al dolore
quanto alla bellezza, all’ombra quanto alla luce.
È come un ragazzo che ha attraversato la senilità.
Nella mia Città gli uomini hanno cuori
di tufo e parole brevi e gioie
trafugate al tempo. Le donne invece,
oh le donne della mia Città hanno risate
che sono pioggia d’estate e sguardi
taglienti di scirocco. La mia Città
è cresciuta come un orfano
figlio dell’acqua e della pietra
Vincenzo Ceruso, Dio vive nella città
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