Una giornata mondiale per riflettere sulla sofferenza delle tante, troppe donne, che grava sull’umanità tutta: la loro sofferenza è la nostra.
Donne e uomini insieme verso la metanoia
La Bibbia ci ricorda fin dall’inizio che “Dio creò l’uomo a sua immagine…maschio e femmina li creò” (Gen, 1, 27). Questo ci aiuta a comprendere che l’immagine di Dio funziona solo nella relazione bella e armonica tra uomo e donna. Né l’uomo da solo, né la donna da sola sono immagine di Dio. Quindi la questione è anche teologica. Se la relazione tra maschio e femmina che le nostre comunità cristiane fanno trasparire non è capace di parlare di questa bellezza e armonia a partire da ciò, viene meno la capacità di dire ‘Dio’ della Chiesa alle realtà del nostro mondo oggi. Come ha affermato l’arcivescovo di Perugia mons. Gualtiero Bassetti “[…] la violenza all’interno del nucleo familiare rende impossibile l’autenticità della relazione interpersonale e crea una situazione in netta contraddizione con il matrimonio e, nel caso dei battezzati, con la sua sacramentalità. Le relazioni di coppia e familiari improntate al dominio dell’uomo sulla donna e sui figli rendono vana la possibilità stessa per la famiglia di accogliere e trasmettere autenticamente il Vangelo “.
Dalla violenza si può uscire. Ma bisogna libererarsi della tentazione dell’invito alla ‘sopportazione’, che ancora è radicato nella nostra cultura, perché esso nega alla donna e ai figli, se ci sono, dignità, benessere, serenità. E in questo modo si stravolge la realtà della famiglia come icona della relazione d’amore.
Vita Margiotta
25 Novembre 2020 alle 9:36
Il mio non è un commento: il mio vuole esprimere con parole di altra da me parole condivise, il mio non avere voce…o meglio non voler sprecare la voce che mi resta per aggiungere ciò che è già stato detto
Non sono stata amata
da nicoletta cinotti | Nov 25, 2020
“Non sono stata amata” mi diceva ieri una bella donna. Una donna intelligente, piena di risorse, creativa e generosa. Quando gliel’ho sentito dire non ho potuto fare a meno di avere un brivido di incredulità. Com’è possibile che una persona così amabile non sia stata amata? Eppure, ascoltandola, ho capito che la sua sensazione di non amore non era una vernice superficiale ma qualcosa che le ha lasciato un segno profondo. Il passaggio successivo – in queste situazioni – è il più doloroso e nefasto. Pensare che sia colpa sua se non è stata amata e, in maniera compensativa, dare troppo al fine di ricevere amore.
Molte donne entrano in questo circolo vizioso: pensare che se danno di più verranno amate di più. Ma l’amore è davvero un’emozione senza ragioni. Possiamo amare qualcuno che ci tratta male e non amare qualcuno che ci adora. È un sentimento non in vendita, non comprabile e non acquistabile. Ha in sé una qualità di grazia e di generosità che va al di là di qualunque sostituto.
Il problema è che quando una donna comincia ad essere troppo generosa e troppo inconsapevole del suo valore può mettersi in relazioni nelle quali viene emotivamente sfruttata. A volte sfruttata anche economicamente. Molte delle vittime di femminicidio sono donne indipendenti economicamente, a volte più solide del loro omicida. Sono donne che sono state possedute anziché amate e sono tante, anche senza arrivare a quell’estremo. Veniamo allevate ad essere dispensatrici. Se non lo facciamo temiamo la morsa del senso di colpa.
Molte donne sono fraintese: abituate a dare senza considerazione di sé stesse e dei loro bisogni. Tutto quello che fanno come atto di amore non è mai abbastanza e non è mai visto come espressione di amore genuino ma quasi come un obbligo. È così che in molte relazioni – anche le più intime come quelle con un figlio – si può finire nell’ingratitudine e nella rabbia feroce quando si vuole smettere di dare insensatamente. La generosità eccessiva produce dipendenza e non amore. Chiudere una relazione di dipendenza può generare reazioni violente e inaspettate. Molte donne muoiono in quel momento.
Quando hanno finalmente capito che sono state troppo generose, che hanno dato troppo insensatamente. Nel momento in cui, finalmente, vogliono andarsene, rischiano tutto quello che hanno. Diventano, improvvisamente, cattive agli occhi di chi fino a quel momento non le ha apprezzate. Una donna che vuole farsi rispettare non è cattiva: finalmente è nata.
Insegnaci a aver cura e a non curare
Insegnaci a starcene quieti. Thomas Stearns Eliot, Il mercoledì delle ceneri