Ogni tempo porta in sé l’impronta del contingente. La temperie segnala il modo con cui misuriamo la storia, in cui viviamo la contingenza, ma bisogna saper leggere i segni che l’attraversano, altrimenti è l’indifferenza e allora la storia perde il suo senso. Questa la premessa per comprendere il messaggio che fratel Biagio Conte ha espresso attraverso la Missione Speranza e Carità di Palermo, come viatico per l’attraversamento di questa quaresima verso la Pasqua di Resurrezione. Così esordisce il messaggio: «È urgentissimo curare questa società malata, purificare e medicare le profonde ferite causate dal male e dai tanti nostri errori».
Fratel Biagio, attento lettore dei segni del tempo, profeta della storia, parla di cura e ci riporta al momento attuale segnato dall’inquietudine che impregna il comune sentire, dal disorientamento inevitabile dopo più di un anno di pandemia. Quest’uomo mite e umile, figura di contrasto rispetto allo scenario del mondo, apparentemente fuori dal tempo, legge i segni del presente, vede le cause del disorientamento e le connota come i tanti nostri errori; individua pure la terapia: tonare ai valori e praticare il rispetto reciproco. Ci vuole ancora il coraggio di un profeta per richiamare l’attenzione alla responsabilità della perdita dei valori.
Non possiamo lasciare inascoltato questo grido che fratel Biagio ha lanciato dopo ben quaranta giorni di digiuno trascorsi davanti al portale della Cattedrale di Palermo, a significare che i primi a doverlo raccogliere sono quanti si riconoscono in ciò che il luogo rappresenta.
Da tempo una diffusa cultura ha rinunciato a parlare di valori per subordine al “politicamente corretto”, per il timore perbenista della contrapposizione dialettica o forse semplicemente per il lento declino della ricerca di senso nell’assuefazione di una vita all’insegna del qui ed ora dello stile consumistico.
Eppure per senso comune sappiamo che valore è tutto ciò che promuove umanità attraverso il bene. È valore, cioè bene, quanto concorre a sanare il male passato, ad arricchire di bene il presente e a garantire la generazione futura.
Ecco cosa fratel Biagio prova a gridare per riportare la nostra sensibilità alla luce del giorno, in questo tempo di confusione, disorientamento e menzogna: «È nostro dovere risanare e migliorare la nostra società con la terapia dei valori, dei sani principi, di una giusta morale e del rispetto reciproco».
Per curare l’umano occorre sanare le relazioni. Cura è precisamente il contrario di indifferenza che invece è segno del declino dell’umano.
Palermo, come l’Italia e il mondo intero, si dibatte nella pesantezza della vita segnata dalla pandemia, ma guai se rimane indifferente. Il rischio emerge in tanti segnali inquietanti. Penso, per non parlare degli altri casi, alla morte dell’insegnante Cinzia Pennino a seguito della somministrazione di uno dei vaccini anti Covid. La costernazione per la scomparsa di una donna tanto amata attendeva una reazione almeno analoga ai casi simili precedentemente verificatisi in Sicilia e altrove dopo la somministrazione dello stesso vaccino per cui la macchina organizzativa si era fermata al fine di appurare il motivo di allarme, risolvendo poi il sospetto in una dichiarazione, da parte dell’AIFA, di non provata correlazione causale. Questa volta nessun arresto di programma, avallando il grave pregiudizio riduttivo per cui i morti eventuali sono da “mettere in conto”. Questa sarebbe una pericolosa deriva, anzi una grave negazione del valore di ogni singola vita umana. Per i credenti ciò corrisponderebbe alla violazione del monito contenuto nell’appello di fratel Biagio «Amiamo il nostro Dio con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutte le forze e il prossimo come noi stessi». Ogni singola vita esige un impegno radicale di cura e rigetta ogni calcolo economico.
I credenti in Cristo riconoscono nella Croce il segno non della sconfitta, ma dell’amore “fino alla fine”. La Passio Christi inizia con il gesto di una donna che rompe il vaso di alabastro contenente prezioso olio di nardo per ungere il corpo di Gesù, mentre qualcuno è pronto a squalificare quel gesto per quantificarne lo spreco in “trecento denari”; e poi l’ultima unzione ad opera di altre discepole pronte a prendersi cura, con oli e unguenti, del cadavere del Maestro tanto amato, certamente uno spreco per chi lo aveva tradito da vivo per “trenta denari”. La vita, di cui le donne sono chiamate ad avere custodia particolare, vale ben aldilà di ogni calcolo economico.
E allora ecco l’agire secondo il valore dell’umano per risanare le relazioni: anteporre la cura al calcolo economico, l’amore per la vita di ciascuno all’interesse di qualcuno; solo allora, come conclude il messaggio di fratel Biagio: «sì che questa società e questa umanità guariranno dal virus e da ogni male e ingiustizia».
Non possiamo ridurre il messaggio di fratel Biagio Conte a un pio ammonimento. Va recepito in tutta la sua carica “politica”, di forte richiamo a quell’agire trasformativo e generativo sul quale insiste papa Francesco perché sia promossa una nuova cultura umanizzante.
Da un anno e mezzo la comunicazione mass-mediatica orienta la popolazione a fidarsi di quanti stanno gestendo la crisi pandemica. La risposta della popolazione è andata aldilà delle aspettative: cittadine e cittadini pazientemente in coda per la somministrazione dei vaccini. Una risposta di fiducia, come richiesto dal Governo e dai suoi esperti di riferimento col pieno supporto dei canali giornalistici insolitamente allineati senza riserve nei confronti di quella che si presenta come unica via di uscita dal tunnel. Gli italiani stanno dando grande prova di senso civico di fronte ad un’emergenza nazionale, anzi mondiale. Siamo passati così dalla fase di affidamento ai medici e agli infermieri in prima linea, veri eroi dell’inizio dell’emergenza sanitaria, a quella dell’aspettativa salvifica nel programma vaccinale.
Ecco tuttavia che ora bisogna fare i conti con le variabili che sono organiche ad ogni fenomeno e certamente note alla prassi scientifica che conta sull’imprevisto per potenziare le strategie di progresso. Tentativi ed errori. Falsificabilità e verificabilità. Questo il metodo scientifico che prevede anche la battuta di arresto, l’azzeramento del percorso di fronte all’inatteso che si manifesta. La scienza per sua natura è dubitativa, ama il confronto, è costantemente in fase di revisione, si muove nell’orizzonte della complessità. L’obiettività scientifica non coincide affatto col dogmatismo, ma con l’evidenza; la certezza della scienza non è nell’ordine del definitivo, ma in riferimento al punto di progresso.
La scienza non pretende fiducia, ma rispetto per le sue evidenze oggettive perseguite nella piena autonomia da ogni condizionamento di natura ideologica, politica o economica che sia.
Non possiamo negare il disorientamento causato da certe modalità mass-mediatiche per cui l’informazione scientifica viene affidata agli stessi esperti sempre di scena, non sempre rigorosi nel riferire la complessità della situazione, e qualcuno persino implicato in conflitti di interessi.
Sarebbe auspicabile che la rassicurazione risultasse non dalla propaganda, ma da una corretta informazione sui diversi pareri degli scienziati impegnati nella ricerca di evidenze scientifiche. Purtroppo dobbiamo ammettere che le voci fuori dal coro sono state sistematicamente zittite, stigmatizzate, radiate, e questo non giova all’ individuazione di vie di uscita che evidentemente vanno ricercate in un orizzonte ampio e diversificato, che punti, oltre che sui vaccini di accertata efficacia, anche sulle terapie sperimentate con successo dai medici, sull’implementazione delle strutture e del personale sanitario. Pensare ad un’unica via risolutiva o è miopia incompetente o è strategia perversa.
Mai come oggi la vita della democrazia esige una gestione secondo la cultura della complessità. Gli esperti ci dicono che nei sistemi complessi ci si muove per spiegazioni parziali, su scenari imprevedibili e attraverso processi che sfuggono al controllo. Illudere che tutto sia lineare e prevedibile, equivale a mettere in campo aspettative fideistiche, tutto il contrario della modalità scientifica.
I sistemi sociali, ci insegnano i teorici della complessità, in quanto “sistemi complessi” quando si trovano “sull’orlo del caos”, in quella condizione cioè nella quale o progrediscono o rischiano la distruzione, richiedono la messa in discussione, la creatività, l’innovazione.
A guidare il cambiamento della condizione umana, la con-versione, come direbbe fratel Biagio, non deve essere l’ineluttabilità delle catastrofi naturali, ma la volontà di trasparenza, onestà, il rispetto incondizionato per la vita. Altro che la miseria di certi scenari emersi per l’agire becero e corrotto di uomini di potere! La prassi politica ha la responsabilità dell’urgenza di un cambio di stile in tale direzione, assumendo finalmente l’obbligo della ricerca del bene che non può essere inteso entro orizzonti limitati, perché per definizione il bene è incondizionato e gratuito, da perseguire con tutto il cuore e con tutte le forze, come ci ammonisce fratel Biagio, la cui semplicità potremmo essere tentati di liquidare come ingenua.
La conferma che l’appello per il cambiamento ci giunge dalla profondità dei semplici, ci viene dalla scelta di papa Francesco di assegnare ai bambini il compito di commentare le stazioni della Via Crucis. L’indicazione di metodi, stili e contenuti perché si riequilibri l’ordine, va letta nella saggezza spontanea dei bambini e nel coraggio di quelle donne che “sprecano” la loro dedizione, “rompono” qualsiasi ostacolo pur di onorare l’impegno per la vita. Questa la via imprescindibile per la conversione, la chiave per il cambio di marcia verso il valore della vita perché possa trionfare sulla morte. Allora celebreremo veramente la Pasqua di Resurrezione.
Buona Pasqua
Stefania Macaluso
Direttrice Ufficio Pastorale per la scuola Diocesi di Palermo
Presidente associazione Le Rose Bianche