DONNE VITA LIBETÀ
VOCE E SOSTEGNO ALLE SORELLE IRANIANE
L’Aggregazione Donne e Chiesa dell’Arcidiocesi di Palermo ha raccolto l’appello delle donne iraniane a dare sostegno al loro drammatico impegno sul fronte dei diritti umani nel loro Paese e ha promosso un incontro presso la Chiesa di Santa Maria di Porto Salvo. Ad ospitare l’evento, mercoledì 12 ottobre, la Comunità ecclesiale guidata da padre Rosario Giuè.
Ospiti d’onore, al tavolo coordinato dalla giornalista Adele Di Trapani, tre donne islamiche provenienti da paesi diversi, con background e storie differenti, che ci hanno aiutato a capire la realtà di un mondo, quello islamico, che noi occidentali guardiamo spesso con pregiudizio, finendo per semplificare la complessità di scenari geopolitici presentati da una cronaca che racconta, senza comprenderli fino in fondo, spaccati locali di un patriarcato violento, antidemocratico, misogino. La ricercatrice iraniana dott.ssa Minoo M., che si occupa dei temi socio-culturali relativi al mondo femminile di religione islamica, ha illustrato alcuni aspetti della realtà culturale del suo paese, sintetizzando lo sfondo storico-religioso dietro all’attuale repressione nei confronti delle donne iraniane che si ribellano all’imposizione del ḥijāb, il velo islamico. Questo elemento di abbigliamento della tradizione islamica, in questi giorni è diventato simbolo della liberazione dall’imposizione di un regime gravemente repressivo. Giovani donne e uomini si stanno ribellando all’ingiustizia socio-politica, ma ciò non equivale, a differenza di quanto potremmo pensare, a rinnegare la fede islamica. La religione, ha spiegato Tehseen Nisar, ricercatrice pachistana che da alcuni anni studia in Italia la correlazione tra tecnologia, economia ed emancipazione femminile nel mondo islamico, ha sottolineato come la condizione di inferiorità delle donne sia trasversale a tutte le culture nel mondo, nella misura in cui viene loro precluso l’accesso alla vita culturale e democratica. Lo stesso concetto è stato ribadito da Nadine Abdia, esponente tunisina della Consulta delle Culture del Comune di Palermo, la quale ha sottolineato il rischio che l’attuale rivolta in Iran accresca in occidente sentimenti islamofobici, quando va invece compreso che la protesta delle giovani generazioni iraniane esprime non il rifiuto della religione, bensì di ogni imposizione che violi i diritti e la dignità di donne e uomini.
Dare voce all’appello delle donne iraniane, le quali chiedono al mondo solidarietà alla loro lotta, significa porsi in un atteggiamento di ascolto empatico, di attenzione al vissuto profondo che attraversa la vita di esseri umani che in questo momento vivono situazioni di profonda sofferenza. Questo il compito affidato a Maria Antonietta Malleo, docente di Storia dell’Arte presso l’Accademia delle belle Arti di Palermo, la quale ha dato risonanza al racconto delle ospiti evidenziandone il vissuto di profondo valore umano che tocca tutti noi, perché là dove si lotta per guadagnare giustizia, si genera un vantaggio per l’umanità tutta. Da qui il ruolo fondamentale dell’espressione artistica in tutte le sue forme, inclusa quella cinematografica, formidabile veicolo di valori per il bene cui si appellano tutte le religioni.
Non poteva dunque mancare uno spazio dedicato all’arte, con la lettura, da parte dell’attrice Consuelo Lupo, dei versi della poetessa iraniana Simin Behbahāni, figura di riferimento per le donne e gli uomini che in Iran soffrono da tempo a causa della negazione dei fondamentali diritti socio-politici.
L’incontro si è concluso con le immagini del video “Donne per la pace” https://www.youtube.com/watch?v=bHzS96HW96M, realizzato dall’Aggregazione Donne e Chiesa e dall’Associazione culturale femminile Le Rose Bianche, col quale si è voluto sottolineare che ogni azione femminile contribuisce a salvaguardare la pienezza della vita umana la cui più grave minaccia è costituita dalla guerra. Le donne dicono no alla guerra. A Palermo lo fanno ogni giovedì con un presidio presso “La Statua”, a piazza Vittorio Veneto, fin dallo scoppio della guerra russo- ucraina, ribadendo, di volta in volta, la follia anacronistica del ricorso alle armi per dirimere le conflittualità internazionali.
Stefania Macaluso
PER APPROFONDIRE:
https://www.redattoresociale.it/article/notiziario/_diamo_voce_e_sostegno_alle_donne_iraniane_incontro_a_palermo Diamo voce e sostegno alle donne iraniane": incontro a Palermo di Serena Termini Un momento di solidarietà e di confronto tra donne musulmane ed italiane per ricordare la morte di Mahsa Amini e sostenere, nello stesso tempo, le altre donne iraniane che stanno subendo violente repressioni PALERMO - Un momento di solidarietà e di confronto tra donne musulmane ed italiane per ricordare la morte di Mahsa Amini e sostenere, nello stesso tempo, le altre donne iraniane che stanno subendo violente repressioni e tutte le donne, occidentali o orientali che soffrono violenze ed abusi di ogni tipo. L'incontro, avvenuto ieri pomeriggio nella la piccola chiesa del centro storico di Palermo Santa Maria di Porto Salvo, è stato organizzato dall'aggregazione Donne e Chiesa Palermo e moderato dalla giornalista Adele Di Trapani. La prima a prendere la parola è stata Minoo Mirshahvalad di origine iraniana che è ricercatrice presso la fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII su diritto sciita, immigrazione e rapporti di genere in Italia e Iran. "Io mi occupo di diritto sciita. L'Islam ha questo aspetto molto forte di entrare nello svolgimento della vita quotidiana dei cittadini - ha detto Minoo Mirshahvalad - e delle donne che vivono nella società. Sappiamo tutti, purtroppo le cose terribili che sono successe in Iran. Proviamo a chiederci perché il velo è davvero diventato così importante per la storia e la cultura di questo Paese. Il Corano, da sempre, si presta a varie interpretazioni, però non è un testo esaustivo per tutte le esigenze sociali. Nei versetti del Corano non si parla della copertura della testa della donna. Tutto quello che poi si costruisce intorno a questo obbligo di coprire il capo della donna avviene in un secondo momento. Il velo, nel tempo, diventa il simbolo della donna libera e della società stratificata. Successivamente, ci sono state nel Medio Oriente forme e colori diversi del velo. Diversi eventi storici, spingono poi i paesi ad emanare delle ordinanze sull'obbligo di portare il velo come risposta al colonialismo e alle cosiddette 'minacce occidentali'. La donna diventa un elemento molto importante in questa lotta contro l'imperialismo coloniale. Si pensi a ciò che è avvenuto in Algeria. Il velo diventa, quindi, un forte elemento identitario. L'Iran che è sciita ha dimostrato anche attraverso il velo della donna il suo essere islamico. Oggi, spero fortemente che tutto il sostegno che stiamo facendo alle donne iraniane e a tutte quelle che subiscono violenza non deve sfociare in forme di islamofobia. La donna deve essere libera di scegliere se vuole portare il velo oppure no". La seconda donna che è intervenuta è Tehseen Nisar, originaria del Pakistan anche lei ricercatrice che si occupa di sfide per l'identità di genere e tecnologia dell'informazione. "E' ormai quasi due anni che vivo a Palermo - ha continuato la giovane Tehseen Nisar - e ancora sto scoprendo questa bellissima città. Per me è anche un momento importante per fare capire come una donna pakistana possa vivere questo momento storico. Oggi penso che, per evitare ogni rigidità solo la conoscenza di questi paesi ci può fare essere più flessibili nei confronti di noi donne musulmane. La donna deve avere, da Oriente ad Occidente, sempre la stessa importanza. Si dice che quando educhi un uomo, educhi un individuo ma quando, educhi una ragazza educhi una intera generazione. Pertanto, la sfida della emancipazione della donne musulmana è un aspetto molto importante della società, nei diversi ruoli in cui queste contribuiscono allo sviluppo dell'umanità. Nel mondo ci sono dinamiche comuni quando si tratta di riconoscere la parità di genere, l'eguaglianza nel lavoro e la lotta ad ogni forma di discriminazione indipendentemente da razza, cultura e religione. In un mondo che cambia bisogna avere un poco di comprensione più chiara dei fenomeni. Per me, è difficile capire le sfide delle donne musulmane perché da 12 anni sono in Europa e in Italia dove ho studiato e lavorato. Mi è capitato che la gente mi abbia chiesto perché non mettevo il velo visto che ero musulmana. Si tratta di una scelta personale che deve però essere libera". "Quando si tratta di parlare del velo, come musulmane ci troviamo in difficoltà - ha proseguito Nadine Abdia, tunisina della Consulta delle Culture che si occupa di servizi di consulenza in materia di immigrazione - perché c'è sempre la paura e la preoccupazione di cadere in forme di islamofobia. I musulmani del Medio Oriente sono 15 secoli che non si mettono d'accordo sul tema del velo e del suo obbligo o meno. In Tunisia il mio paese è abbastanza progressista su tanti aspetti della vita partecipativa della donna e per questo più avanti di altri paesi. Le battaglie che oggi stanno facendo le donne iraniane sono quelle che, a suo tempo hanno fatto anche altre donne di altri paesi. Il velo deve oggi considerarsi una libera scelta della donna che decide se metterlo o meno. Da parte nostra deve esserci quindi tutto il nostro pieno appoggio contro ogni forma di violenza che subisce la donna. La violenza alla donna nel mondo, al di là di religione e nazionalità, va sempre combattuta". L'ultimo intervento è stato di Maria Antonietta Malleo, storica dell'arte, docente dell'accademia delle Belle Arti di Storia dell'arte contemporanea e rappresentante del movimento internazionale della riconciliazione dell'Unesco. "E' proprio attraverso la valorizzazione della diversità culturale che ci arricchisce sempre che dobbiamo riscoprire tutta la nostra umanità - afferma la prof.ssa Maria Antonietta Malleo -. In tutte le esperienze religiose al centro abbiamo sempre l'amore per il prossimo e il rispetto della persona. In questo momento ci sentiamo molto vicino alle giovani donne iraniane per tutte le violente aggressioni che hanno subito. Avendo avuto modo di conoscere il mondo arabo, penso che riconoscere la bellezza della diversità culturale deve continuare ad essere un valore che non deve essere utilizzata in maniera ideologica o fondamentalista. Quello che sta succedendo deve essere compreso nel rispetto della libertà e della dignità della scelte della donna che non deve esser vittima di ingiustizia o di abuso di potere. La conclusione dell'incontro è stata, infine, affidata all'attrice Consuelo Lupo che ha condiviso con il pubblico la lettura di alcuni testi.