Nella nostra fede trinitaria, in questa Pasqua senza accesso al banchetto nuziale, contempliamo il farsi storia della promessa che non saremmo stati mai soli:
Ora
io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne
vado, non verrà a voi il Paraclito; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò.
E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla
giustizia e al giudizio.
Quanto al peccato, perché non credono in me; quanto alla giustizia, perché vado
dal Padre e non mi vedrete più; quanto al giudizio, perché il principe di
questo mondo è stato giudicato.
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne
il peso.
Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta
intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi
annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l’annunzierà.
Gv 16, 7- 15
I discepoli non potevano comprendere queste parole, quando ancora non tutto era compiuto, ma a noi, in questo tempo nel quale siamo affidati al Paraclito, è dato di assaporare il tramutarsi della tristezza in gioia come per la nascita dopo le doglie del parto, perché, nello Spirito, abbiamo occhi nuovi per riconoscere il Signore risorto che si mostra come a Maria di Magdala.
Noi che riceviamo l’annuncio che il Signore della vita è vivo, nel chiuso delle nostre case, impauriti dalla minaccia alla vita a causa della pandemia, accogliamo la visita del Signore che entra a porte chiuse e ci dice «Pace a voi».
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